La danza

Il corpo armonico

di Paola De Simone

 

Primato storico per scuola e produzioni in palcoscenico, tradizioni del Sette e Ottocento che s’intrecciano a fil doppio con le glorie musicali della Napoli capitale culturale d’Europa, una pletora di meravigliosi talenti, nel passato come ai nostri giorni, tra coreografi, maestri, solisti e intere famiglie di interpreti. La Danza a Napoli è stata in realtà da sempre tassello importante del patrimonio storico-artistico italiano e, nello specifico, campano, sebbene gratificata e sostenuta a fasi alterne e mai sin qui valorizzata nell’esatta prospettiva culturale non giovando di tracce in scrittura come, invece, le fonti della musica. Ne resta tuttavia ampia impronta nella storia dello spettacolo al tempo dei Borboni ed oltre, grazie a sovrani o mecenati illuminati, centinaia di titoli confezionati per ogni stagione con creatività sorprendente toccando un po’ tutte le corde, dall’allegorico allo storico-celebrativo, dal genere comico al fantastico. Inoltre: tanti nomi – si pensi ai vari Viganò, Gioia, Guerra, Blasis e Taglioni o al Conte Gallenbergh, compositore di tanti balletti andati a sostituire nel primo Ottocento gli arguti Intermezzi settecenteschi – e l’incanto dei dettagli rimasti impressi nella mistura di tempera e acquerelli in tanti figurini di pregio assoluto a firma di Cerrone o del Buono, in maggior numero proprio per i Balli al Real Teatro di San Carlo o per il Fondo, oggi Mercadante. Insomma: identità e radici uniche nel mondo – un po’ come la stessa denominazione “doc” dei Conservatori persa emulando un modello d’Oltreoceano privo della nostra Storia culturale – nate e vantate da un territorio che oggi in misura disorganica, ma concreta, esprime l’eredità di quelle tracce nella vivacità dei suoi fermenti. A partire, in vetta, dall’attuale sia pur ancora minima ripresa dell’arte coreutica al San Carlo – grazie all’impareggiabile impegno di Anna Razzi per la Scuola e della direzione della Compagnia, oggi nelle mani sapienti di Alessandra Panzavolta – fino a toccare anelli fondamentali di un tessuto da promuovere definitivamente entro un sistema consapevole, come all’origine del genere, della forza sinergica con le altre arti temporali quanto saldo nel far leva su potenzialità, risorse e dna culturale. Quali gli anelli? Il Balletto di Napoli e il Lyceum di Mara Fusco, l’Ente di Promozione Nazionale Movimento Danza di Gabriella Stazio, il Circuito Campano della Danza di Mario Crasto De Stefano, gli indirizzi coreografici segnati da Dino Verga e Claudio Malangone, le brillanti carriera segno in Europa e nel mondo dai talenti partenopei Ambra Vallo, Francesco Nappa, Fabio Molfesi, Giuseppe Picone, Luciano Cannito.

 

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