La regione

La promozione e l’organizzazione di attività culturali rientra nella potestà legislativa delle regioni nei limiti dellaripartizione costituzionale di tipo concorrente, che affida in via esclusiva alla Stato l’individuazione dei principi fondamentali in materia. In particolare l’art. 117 cost. demanda alle leggi regionali la rimozione di ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne anche nella vita culturale. L’art. 8 dello Statuto regionale si prefigge di promuovere ogni utile iniziativa per favorire la tutela, lo sviluppo e la diffusione della cultura al fine di assicurar maggiori opportunità personali di crescita culturale, sociale e civile. La promozione culturale è normata dalla legge quadro n. 7 del 27 aprile 2003 (Disciplina organica degli interventi regionali di promozione culturale), che prevede l’adozione di un piano triennale, ad esecuzione annuale. L’approvazione del piano comporta la partecipazione e la contribuzione della regione al finanziamento delle attività culturali, di preminente interesse regionale, svolte da soggetti (istituzioni, associazioni, fondazioni) iscritti in un albo previo parere obbligatorio di un comitato tecnico scientifico di alto profilo culturale, cui sono demandate anche funzioni di consultazione, di valutazione e di controllo. L’albo prevede una sezione speciale in cui sono iscritti i soggetti ai quali la regione concede il riconoscimento di “Istituzione di alta cultura”. La Regione, utilizzando i fondi appostati presso il FUC – Fondo UnicoCultura – si limita ad erogare contributi “ordinari” a tutti i soggetti iscritti nell’Albo e contributi “speciali” alle istituzioni di alta cultura. La Regione può, altresì, erogare contributi straordinari al di fuori del FUC per finanziare eventi non compresi nel Piano. Ad integrazione del FUC operano i fondi stanziatidal POR FESR 2007/13 Obiettivo Operativo 1.10 “La cultura come risorsa”. La legge quadro sulla promozione culturale, sebbene strutturata in modo organico e razionale ed impostata su principi informatori in linea con il dettato costituzionale, sembra, ad una prima riflessione, soffrire di un deficit di programmazione, poiché la funzione dell’amministrazione si esaurisce nell’erogazione di contributi ordinari/ straordinari a soggetti preselezionati previa valutazione di adeguatezza del livello culturale delle iniziative. In tal modo la funzione programmatoria si appiattisce sul recepimento delle attività presenti sul territorio regionale, non sempre di adeguata valenza culturale, senza esercitare un’azione propulsiva di promozione e sistemica di orientamento, lasciando perciò inattuato proprio l’obiettivo enunciato dalla legge di realizzare un sistema coordinato di promozione culturale. In tal senso si avverte l’esigenza di iniziative che, nella prospettiva di attuazione e di crescita della politica culturale in Campania, conducano ad una pianificazione, anche di natura geopolitica, attraverso l’individuazione e l’istituzione di distretti culturali e reti di settore, per condurre a sistema tanto i disseminati flussi finanziari, quanto la qualità dei servizi offerti sul territorio all’utenza. Sarà, altresì, opportuno individuare i nessi esistenti tra la programmazione dei fondi c.d. ordinari e quella dei fondi europei, interpretando le programmazioni e le risorse in termini di complementarietà. Per tale attività deve essere valorizzato il contributo propositivo del comitato tecnico scientifico anche in ragione della valenza polisemica del concetto di cultura nelle sue molteplici concezioni, da quella umanistica, che la presenta come percorso di formazione individuale, che consente di “coltivare” l’animo umano, a quella antropologica, che la descrive come il variegato insieme dei costumi, delle credenze, degli atteggiamenti, dei valori, degli ideali e delle abitudini delle diverse popolazioni o società del mondo, fino alla concezione sociologica che, nell’era dell’imperante globalizzazione, considera la cultura come una struttura di significato che viaggia su reti di comunicazione non localizzate in singoli territori. Nella prospettiva di un’equilibrata tutela di tradizione e di innovazione, l’azione della regione sarà fortemente e decisamente orientata a valorizzare al massimo la promozione culturale come pure l’istruzione e la ricerca scientifica, che nelle società democratiche avanzate sono le gambe su cui cammina il progresso dell’umanità. I benefici della promozione culturale non sono misurabili in termini economici né la validità di una proposta deve essere valutata soltanto in ragione di ricadute materiali, se pur gradite; a voler tacere che il miglioramento indotto nella qualità della vita spirituale delle persone ha un benefico effetto anche sul rendimento lavorativo e sulla produzione. Promuovere la cultura vuol dire sorreggere ogni attività che consente di ampliare gli orizzonti della conoscenza, di elevare le qualità intellettuali e spirituali della persona, di affinare il senso critico e di autocoscienza, di sviluppare la sensibilità della dimensione sociale, di incentivare le virtù civiche nel solco di una secolare tradizione umanistica delle società occidentali (… fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza…).

Prof.ssa Caterina Miraglia Assessore regionale all’istruzione, promozione culturale, musei e biblioteche

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