Il teatro

Un bene prezioso, da tutelare 

di Renato Rizzardi

Testimoniare l’eccellenza della scena teatrale della Campania non è impresa da poco, dal momento che ci troviamo in presenza di un settore che da secoli ormai informa di sé gran parte della letteratura, ma anche del mercato mondiale. Il napoletano, attraverso le ultime generazioni di drammaturghi ed autori di provenienza campana, è l’unica lingua teatrale, tra quelle storicizzate, che nella nostra penisola ancora produce nuovi testi, di successo, che, frutto di una grande qualità di rinnovamento di codici e stili, raggiungono e colpiscono pubblici diversi, sia nel nostro Paese che nel mondo. Le produzioni, e le imprese che ad esse sottendono, si affermano con meritevole tenacia, costanza e coerenza in ambito nazionale e sempre più spesso all’estero accolti da festival, teatri ed istituzioni che certificano in tal modo il valore universale qui espresso da generazioni diverse di attori, autori, registi, scenografi, light designer, tecnici della scena, formatisi nei diversi centri della regione. Antonio Latella, Mario Martone, Toni Servillo, Andrea De Rosa, Francesco Saponaro, Enzo Moscato, Massimo Ranieri, Luca De Filippo, Roberto De Simone giusto per fare qualche nome, sono ormai protagonisti indiscussi della scena teatrale europea, chiamati a rappresentare le proprie opere ma anche ad allestirne di nuove in una vivificante interazione globale con Paesi e culture differenti. Le stesse imprese di spettacolo con sempre maggiore frequenza si uniscono, attraverso coproduzioni di spettacoli, ad istituzioni e produzioni straniere, arricchendo di nuovi stimoli e aumentando in maniera esponenziale le possibilità di diffusione all’estero del prodotto culturale della Campania. E’ il caso del recentissimo allestimento in Spagna di Questi fantasmi di Eduardo De Filippo che raccoglie, dopo i successi delle versioni spagnole di Chiòve di Pau Mirò e Magic People Show di Giuseppe Montesano, i frutti di una sinergia virtuosa tra Centro Dramático Nacional di Madrid, il Grec 2010 Festival di Barcellona, la compagnia catalana La Perla 29 e i Teatri Uniti di Napoli. Tradotta in castigliano, con il titolo Con derecho a fantasma, dal napoletano Enrico Ianniello e dal catalano Pau Mirò, è stata diretta, con successo e per oltre un mese di repliche a Madrid nello scorso novembre 2010, dal regista catalano Oriol Broggi, con il napoletano Tony Laudadio nell’applaudito ruolo del protagonista Pasquale Loiacono. La vitalità della scena teatrale napoletana, bene prezioso e da tutelare, si afferma in maniera, se possibile, ancor più evidente nella pratica sempre più frequente che ne coinvolge i protagonisti in altri settori produttivi dello showbusiness. Dalla televisione al cinema, le grandi produzioni si affidano all’eccellenze della prosa per la realizzazione di film o serie televisive, gratificati dai puntuali lusinghieri riscontri sia al botteghino che in termini di ascolto. Con le dovute differenze si possono citare in questo caso maestri della scena come Toni Servillo, Carlo Giuffré, Massimo Ranieri, Vincenzo Salemme, Silvio Orlando, Isa Danieli, Antonio e Maurizio Casagrande, Licia Maglietta, Tato Russo, Biagio Izzo, Mariano Rigillo, Peppe Barra, Lina Sastri, Renato Carpentieri, Marisa Laurito per estrarre solo qualche nome da un elenco che potrebbe rivelarsi lunghissimo e che sicuramente includerebbe di diritto giovani comici di talento come, ad esempio, Alessandro Siani. A loro, ed alla loro perizia affinata nel tempo da un rapporto più o meno quotidiano in teatro con platee diverse, si possono senza dubbio a scrivere alcuni tra i maggiori successi, recenti e non, del nostro cinema e della nostra fiction. In quest’ottica Il Divo, Gomorra e Gorbaciòf, generalmente ricondotti ed identificati nel volto di Toni Servillo, possono convivere, in questa analisi imperfetta, all’Eduardo tradotto in italiano che impegna sul piccolo schermo Massimo Ranieri, al questore de La squadra impersonato da Renato Carpentieri, alle canzonature “cinepanettoniane” di Biagio Izzo, Carlo Buccirosso e così via. Nonostante ciò, risulta non priva di una certa difficoltà l’individuazione di parametri semplificativi ed al tempo stesso esaustivi che possano certificare al legislatore l’importanza complessiva del sistema teatrale della Campania e della ricchezza, non solo in termini di affermazione di un prodotto culturale, che esso produce. Per le imprese e per i teatri si possono incrociare i dati derivanti dai riscontri al botteghino (forniti dalla SIAE) con quelli che ne certificano l’attività attraverso il pagamento degli oneri contributivi (ENPALS) ed il quadro che ne consegue già potrebbe rendere conto della straordinaria ricchezza prodotta in Campania dal sistema teatrale. Ma è opportuno ribadire che si tratta di un dato parziale dal momento che non tiene conto di molteplici ed ulteriori ambiti di attività e di esercizio in cui i numeri male si applicano e che rendono difficile, se non impossibile, un quadro complessivo. Non ci sono dati sufficienti che possano testimoniare, ad esempio, quanto, e con quale capacità di penetrazione, il Pulcinella delle “guarattelle” di Bruno Leone sia noto in molti angoli del pianeta; quante giornate di spettacolo e quanta ricchezza producano le interminabili tournèe di imprese della Campania legate allo spettacolo viaggiante (per anni tutelate dall’ANESV), come ad esempio la Compagnia degli Sbuffi di Castellammare di Stabia o l’ultracentenario Teatro dei Burattini dei Fratelli Ferraiolo di Salerno; quanto valore e quale ricaduta rivesta l’attività di educazione e di formazione realizzata per le nuove generazioni da compagnie come I Teatrini e Le Nuvole di Napoli, o da progetti speciali, come la rassegna “Primi Applausi” , sostenuta da circa venti anni dal Teatro Pubblico Campano; quanta importanza rivestano attività e luoghi come il Nuovo Teatro Nuovo, la Galleria Toledo di Napoli, o i progetti speciali del Mercadante – Teatro Stabile di Napoli e le attività dedicate al cosiddetto “under teatro” promosse dal San Carluccio per la ricerca e la valorizzazione delle nuove espressioni della scena teatrale contemporanea; quanto interesse e passione suscitino il recupero del teatro comico di tradizione perseguito da compagnie come la Prospet o da Teatri napoletani come il Totò ed il Bracco. Per molti di essi, ma non per tutti, possono, allora, venire in soccorso i tanti Premi nazionali che hanno riconosciuto negli ultimi anni l’eccellenza del Teatro campano. A partire dal Premio De Sica, nella sezione dedicata alla prosa, consegnato quest’anno al Quirinale dal Presidente della Repubblica a Luca De Filippo, ed in precedenza a Massimo Ranieri, per proseguire con gli Olimpici del Teatro, istituito dall’ETI-Ente Teatrale Italiano, che negli ultimi tempi ha sottolineato l’importanza ed il respiro nazionale di spettacoli come Chiòve regia di Francesco Saponaro, ‘Nzularchia regia di Carlo Cerciello (miglior spettacolo d’innovazione, rispettivamente nel 2009 e nel 2008); Là ci darem la mano di Roberto De Simone e La cantata dei pastori di Peppe Barra, Paolo Memoli e Lino Cannavacciuolo (miglior commedia musicale rispettivamente nel 2008 e 2004). Il Teatro napoletano si afferma anche ai Premi Ubu, da circa trent’anni considerati l’Oscar del Teatro italiano, attestando il primato di spettacoli come Trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni, per la regia di Toni Servillo (spettacolo dell’anno nel 2008), o come Studio su Medea regia di Antonio Latella (nel 2007). Ancora, nel 2008,“miglior attrice – under 30” è la napoletana Chiara Baffi, mentre, nel 2007, Monica Piseddu è la “miglior attrice non protagonista” per Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello prodotto da Nuovo Teatro Nuovo, per la regia diArturo Cirillo. Lo stesso Arturo Cirillo che l’anno precedente (nel 2006) è “miglior attore non protagonista” ne Le intellettuali di Molière. Ancora nel 2006, si affermano agli Ubu, Raffaele Esposito e Lorenzo Gleijeses (migliori attori – under 30) e si assegna un “premio speciale” ad Arrevuoto. Scampia-Napoli, per “la valenza – si legge nella motivazione – sociale, pedagogica e umana del progetto, condotto in un contesto sociale particolarmente difficile, e per la forza espressiva dei suoi esiti scenici”. Andando ancora indietro nel tempo, si segnala nel 2004 la vittoria di Arturo Cirillo (miglior regia) per L’ereditiera di Annibale Ruccello e di Mimmo Paladino (miglior scenografia) per Edipo a Colono di Sofocle, regia di Mario Martone. Il 2003 agli Ubu è l’anno di Sabato, domenica e lunedì di Eduardo De Filippo regia di Toni Servillo, prodotto da Teatri Uniti: vince come “spettacolo dell’anno”, “migliore regia”, “migliore attrice” (Anna Bonaiuto), “migliore attore non protagonista (Francesco Silvestri). Nel 2002 il “premio speciale” viene attribuito a Vesuvioteatro “per l’impegno politico dimostrato nel loro lavoro senza rinunciare al divertimento e in particolare in Stanza 101 diretto da Carlo Cerciello” . Nel 2001, Isa Danieli è miglior attrice per Filumena Marturano di Eduardo De Filippo, regia di Cristina Pezzoli , prodotta da Gli Ipocriti; Gianfelice Imparato è migliore attore non protagonista per I dieci comandamenti di Raffaele Viviani, regia di Mario Martone, prodotto dal Teatro di Roma; sempre nel 2001, per finire, un “premio speciale” viene assegnato ad Antonio Latella “per la ricerca registica su Shakespeare e oltre”.

 

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